Ask & Tell
A settembre, alla fiera Expogrow 2013 di Irun, ho incontrato questo per­sonaggio molto esperto di coltivazione. Dopo poche battute sulla produzi­one indoor e sulle ultime tecnologie, mi accorsi della sua enorme cultura sulle coltivazioni in grande scala. Ad Amsterdam durante la High Times Cannabis Cup, a fine novembre, ci siamo rincontrati e ho avuto il piacere di approfondire la nostra conoscenza. Le mie sono state domande scaturite dalla mia personalissima curiosità, ad un grower su larga scala. E mi fa piacere condividere le sue risposte con Soft Secrets Italia perché lasciano trasparire la grande esperienza che questa persona ha avuto negli ultimi anni di costante coltivazione intensiva.

introduzio­ne a parole tue, vorrei mi chiarissi la mia introduzione: è giusto definirti un gran coltivatore intensivo? Sì, è giusto così. Sono un coltivatore in indoor, prevalentemente, e cerco di riem­pire lo spazio al massimo. Alla fine quello che interessa a me è il raccolto finale e il suo peso che deve essere sempre più alto possibile. Ho coltivato outdoor in numerosi stati del bacino mediterraneo ma non ho mai ritenuto intelligente optare per una soluzione estensiva. Preferiresti una serra chiusa e ben controllata con una pianta per metro quadrato o un campo gigantesco con lo stesso numero di piante però distri­buite su un’area maggiore? Non riusciresti a controllarle tutte. E poi vuoi mettere gli sgami, i ladri, i tutori dell’ordine... Hai ragione. Una soluzione intensiva è la cosa migliore. Ti chiedo ora se puoi introdurti da solo, per chi ci legge. Chiamatemi A., sono un ex-italiano da circa 30 anni. Ho una forte passione per la can­nabis e sono molto portato ad infrange­re leggi e regolamenti locali con le mie infiorescenze. Ho cominciato in Marocco, poi ho viaggiato in Spagna, sono andato in America e sono tornato per tre anni in Portogallo, poi è venuta l’Olanda, la Germania, la Svizzera che mi stavo dimen­ticando... Insomma ho girato varie nazioni seguendo il mio lavoro: il coltivatore di canapa. Ho scelto questo lavoro perché mi sono sempre sentito un fuorilegge, anzi posso affermare mi ci hanno fatto sentire tutti i governi a cui non è andato bene il fatto che producessi la miglior cannabis e che riuscissi a venderla tutta. Non ho mai avuto problemi legali seri però, per prevenzione, ho preferito sempre spostarmi quando le acque si facevano torbide. Quindi hai sempre vissuto viaggiando e coltivando infiorescenze? Sì, ho visto molti paesi col mio lavoro atipico. E poi a chi andavano i tuoi prodotti? Quali riuscivi a produrre? (ride di gran gusto) Te lo direi anche, ma qualcuno si arrabbierebbe dall’alto... Diciamo solo che la richiesta di buoni fiori resinosi è sempre altissima ovunque. Ho sempre prodotto fiori secchi, non ho mai incrociato né ho fatto estrazioni. Tranne recuperando il trim, che è il riutiliz­zo di un prodotto di scarto. Le tue produzioni migliori con che setup le hai ottenute? Dopo i primi due cicli, in qualsiasi nazione mi trovassi, sono sempre arrivato al g/W. Non è un valore molto attendibile, bensì

Lowryder

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